Area Marina Protetta del Conero: facciamo chiarezza su costi, risorse a disposizione e gestione

L’Area Marina Protetta della Costa del Monte Conero non è un costo per i comuni ma una opportunità per catalizzare nuove risorse.

Da questo parte Legambiente per lanciare nelle Marche la campagna Unfakenews, realizzata con La Nuova Ecologia, per contrastare le disinformazione che spesso è la principale nemica nella realizzazione di obiettivi importanti per l’intera comunità.

E proprio la questione economica inerente la gestione e le risorse future a disposizione dell’Area Marina Protetta del Conero è il primo punto che l’associazione vuole affrontare con chiarezza.

Non è l’Europa che finanzia l’Amp ma lo Stato attraverso un finanziamento annuale reso disponibile dal bilancio del Ministero dell’Ambiente proprio per garantire il loro funzionamento e gestione, e lo fa perché il Parlamento ha ritenuto meritevole di tutela la Costa del Monte Conero proprio per tutelarla dall’inquinamento di cui il Sindaco di Numana parla o dai vongolari che non rispettano le norme di cui ci si lamenta.

“Se si volesse fare corretta informazione, verso cittadini e portatori di interesse, gli amministratori che si ritengono contrari a causa dei costi, avrebbero scoperto che, oltre ai fondi ordinari per la gestione, le Aree marine protette sono destinatarie di altre risorse e finanziamenti statali come, ad esempio, 4,5 milioni di euro per il finanziamento di interventi finalizzati alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici nei territori delle aree marine protette italiane – commenta Legambiente -. Risorse previste da un bando del Ministero dell’Ambiente, “Aree marine protette per il clima”, nell’ambito del progetto “Parchi per il clima” che ha già stanziato per il 2020 100 milioni di euro per progetti improntati alla sostenibilità da realizzarsi nei parchi nazionali, che fanno seguito agli 85 milioni di euro stanziati nel 2019. Aggiungiamo anche che le Aree marine protette sono state riconosciute dal DL Semplificazione come Zone economiche ambientali, al pari dei Parchi nazionali che lo erano già, e perciò possono accedere al fondo ministeriale di 40 milioni di euro per finanziare le imprese locali ricadenti nel perimetro delle AMP e dei Parchi nazionali che in questo modo possono diventare veri laboratori per promuovere l’economia circolare, l’uso di energie rinnovabili e favorire la coesione sociale e la cura del territorio, salvaguardando il grande patrimonio di biodiversità che siamo chiamati a tutelare”.

Ovviamente si tratta di risorse e opportunità finanziarie, che a causa del ritardo nella nascita dell’Amp Costa del Monte Conero, i comuni e le imprese del territorio non hanno potuto beneficiarne né nel 2019 né nel 2020, per una chiara responsabilità degli amministratori che fino ad ora hanno praticato inspiegabile ostracismo verso un obiettivo che, se mancato, farà piombare l’intera regione in un ritardo non più colmabile. Riteniamo importante mettere al corrente i cittadini e le comunità locali (a partire dalle imprese e gli operatori economici) dell’importante perdita di risorse che hanno già subito con la mancata istituzione dell’Area marina protetta.

“A tutti gli amministratori coinvolti nella discussione chiediamo, infine, di affrontare con chiarezza e senza ideologia anche la questione legata alla gestione dell’Amp, perché la campagna elettorale è finita e la condizione ambientale, sociale ed economia dell’intero Paese lo impone – conclude Legambiente -. Questa, infatti, non è assegnata ad uno sconosciuto al territorio nominato dal Ministero ma affidata in gestione ai comuni (o al Parco regionale di cui sempre voi sindaci siete responsabili delle nomine) al pari delle altre 30 aree marine protette istituite nel nostro Paese. Questo dobbiamo alla comunità marchigiana, per l’amore di verità e per il rigore scientifico che Legambiente ha avuto sempre nei sui 40 anni di azione sul territorio”.