Legambiente su nuovo commissario depurazione

“Serve continuità col lavoro fatto dal precedente commissario, un piano nazionale per la depurazione con più risorse economiche e il completamento veloce degli interventi sulla rete”

Fabio Fatuzzo nominato nuovo Commissario straordinario unico per la depurazione.

“Dopo mesi di incomprensibile stallo e ritardo – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è finalmente arrivata la nomina del nuovo commissario straordinario unico per la depurazione che chiedevamo da mesi. L’importante ora è che non si perda più tempo, dando continuità al lavoro fatto dal precedente commissario, varando un piano nazionale per la depurazione con il completamento veloce degli interventi sulla rete impiantisca e prevedendo più risorse rispetto alle poche messe a disposizione col PNRR. L’Italia da decenni soffre del problema cronico della maladepurazione con numeri imbarazzanti per un paese industrializzato, come dimostrano ad esempio le regioni di origine dei nuovi vertici della struttura commissariale, e lo testimoniano ogni anno anche i dati delle nostre campagne Golette verde e Goletta dei laghi. Una emergenza decennale davvero incredibile su cui fortunatamente l’Europa ha richiamato più volte il nostro Paese, su cui pesano quattro procedure di infrazione per la mancata conformità alla Direttiva Acque Reflue (91/271/CEE). L’ultima (2017/2181) è ancora in fase di istruttoria, le prime tre sono già sfociate in sentenza di condanna e in particolare la prima, risalente al 2004, è giunta fino alla sanzione pecuniaria e ci sta costando decine di milioni di euro all’anno. Dal punto di vista economico, l’Italia ha già pagato sanzioni pecuniarie per oltre 142 milioni di euro.  È il momento di invertire definitivamente la rotta: i depuratori possono trasformarsi da un problema ad una risorsa importante per il Paese, in grado di fornire acqua, materie prime seconde ed energia rinnovabile. Per questo è necessario che la nuova struttura commissariale sappia intercettare ed utilizzare al meglio le migliori conoscenze tecnico-scientifiche che il Paese vanta in ambito accademico e le buone pratiche già presenti in Italia da diversi gestori del servizio idrico integrato”.

L’Italia, ricorda Legambiente, sino ad oggi ha incontrato serie difficoltà nell’adempiere i propri obblighi ai sensi della Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. ll tasso di conformità in Italia è pari al 56%, al di sotto della media UE del 76%. Gli scarichi di acque reflue urbane contribuiscono in modo significativo a una qualità dell’acqua non buona nel 45,8% dei corpi idrici superficiali (tra fiumi, laghi, transizione e costieri).