Raganella verde europea

Giornata Mondiale delle Zone Umide, Legambiente presenta il report “Ecosistemi acquatici 2024”

In Italia, mentre avanzano la crisi climatica e la perdita di biodiversità, tardano ad arrivare efficaci misure per la tutela e la valorizzazione degli ecosistemi acquatici e delle zone umide.

Pesano i ritardi nell’istituzione di nuove aree protette, 9 le zone umide in attesa di essere riconosciute secondo la Convenzione di Ramsar; nell’applicazione del Regolamento UE 2021/57 che vieta l’uso delle munizioni di piombo, che può costare al Paese una procedura di infrazione UE; l’assenza del nuovo decreto per definire le autorizzazioni in deroga alle immissioni ittiche di specie alloctone.  

4 priorità su cui il Governo deve intervenire:

1) rafforzamento delle normative ambientali per la protezione delle zone umide e degli ecosistemi acquatici; 2) istituzione di nuove aree protette fluviali e zone umide di interesse internazionale; 3) lotta alle specie aliene invasive con norme nazionali coerenti con le strategie europee; 4) contrasto alle illegalità ambientali negli ecosistemi acquatici.

Dall’esperienza di gestione sostenibile del Comune di Posada (NU) all’isolotto artificiale realizzato con i gusci dei mitili nello stagno di Corru Mannu (OR): le buone pratiche e le soluzioni basate sulla natura da replicare sul territorio per contrastare la crisi climatica

Oltre 70 gli appuntamenti organizzati dai circoli territoriali dal 2 al 17 febbraio

In Italia, mentre avanzano la crisi climatica e la perdita di biodiversità, tardano ad arrivare efficaci misure per la tutela e la valorizzazione degli ecosistemi acquatici e delle zone umide, fondamentali nella mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, nella conservazione della diversità biologica e nel garantire i principali servizi ecosistemici. Misure quanto mai necessarie visto che il 2023 è stato un anno “nero” per gli ecosistemi acquatici, segnato da una continua crescita degli eventi meteorologici, specie quelli legati ai gravi danni da siccità prolungata e crisi idrica che hanno inciso nella tutela della biodiversità acquatica e delle zone umide.
È il monito lanciato da Legambiente che, alla vigilia della Giornata Mondiale delle Zone Umide 2024 (World Wetlands Day) – quest’anno dallo slogan “Zone umide e benessere umano” – presenta il report “Ecosistemi acquatici 2024” in cui fa il punto sui principali ritardi dell’Italia sul tema, ricordando al Governo 4 priorità su cui intervenire speditamente.

Tra i tanti ritardi cronici del Paese l’immobilismo nell’istituzione di nuove zone umide di interesse internazionale: ferme a 57 quelle riconosciute secondo la Convenzione di Ramsar e 9 quelle che aspettano di essere istituite (3 in Sicilia, 5 in Toscana e 1 in Friuli-Venezia Giulia) *. Pesa poi il ritardo nell’applicazione del Regolamento UE 2021/57 (in vigore dal 15 febbraio 2023) che vieta l’uso delle munizioni di piombo nelle zone umide per la salute umana e degli uccelli acquatici; e che mette a rischio l’Italia da una procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea per la sua violazione, dopo che il Governo – andando in tutt’altra direzione – emanava un provvedimento che riduceva gli ambiti di applicazione. Altro ritardo è l’assenza del nuovo decreto che regolamenta le autorizzazioni in deroga alle immissioni ittiche di specie alloctone negli ecosistemi delle acque interne. Decreto a cui si sarebbe già dovuti arrivare a fine 2023 e la cui mancata emanazione continua ad alimentare un caos ingovernabile nel panorama delle immissioni faunistiche in natura. Un rischio ancora più grave se il Ministero dovesse cedere a pressioni esterne che vorrebbero una deregulation sul tema ed una rivisitazione dello status di alcune specie oggi considerate alloctone ed estranee ai nostri ecosistemi acquatici.

Alla luce di questo, sono 4 le priorità su cui il Governo deve intervenire per il Cigno Verde:
1) Rafforzare e applicare normative ambientali per la protezione delle zone umide e degli ecosistemi acquatici, aumentando la sinergia tra le istituzioni nazionali e locali e migliorando l’integrazione tra le norme nazionali ed europee, a partire dalla corretta applicazione e integrazione delle direttive comunitarie (Habitat, Uccelli, Acque e Alluvioni). 2) Istituire nuove aree protette fluviali e nuove zone umide di interesse internazionale, a partire dalle 9 ancora in stallo; per garantire la conservazione a lungo termine e traguardare l’obiettivo di tutelare almeno il 30% di territorio e proteggerne in maniera rigorosa almeno il 10% entro il 2030, creando anche piccole aree umide minori, soprattutto nelle aree urbane, per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici nelle città. 3) Combattere le specie aliene invasive dei sistemi acquatici applicando le norme nazionali ed europee, mettendo al sicuro gli ecosistemi più vulnerabili come i corsi d’acqua e le zone umide, e approvando in tempi rapidi e senza esitazioni il previsto decreto sul tema delle immissioni delle specie ittiche di acqua dolce. 4) Contrastare l’inquinamento e le illegalità ambientali negli ecosistemi acquatici, a partire dalla piena applicazione del Regolamento UE 2021/57 che vieta l’uso delle munizioni di piombo, frenando il bracconaggio e favorendo la pesca sostenibile anche con la crescita dei tratti fluviali e lacustri no-kill dedicati alla pesca sportiva.

“L’Italia — dichiara Antonio Nicoletti, Responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente — è tra i più ricchi di biodiversità nel contesto europeo ma è caratterizzata dalla mancanza di una seria e coerente azione politica in grado di far fronte ai crescenti rischi di degrado per gli ecosistemi: dal consumo di suolo alla perdita di biodiversità aggravata dalla crisi climatica, dal contrasto dei rischi di siccità e desertificazione all’inquinamento e alle minacce legate alla deregulation venatoria. Con le 4 priorità che indichiamo al Governo chiediamo un cambio di rotta deciso per colmare tutti i ritardi, in modo da garantire il raggiungimento dei target e continuare gli sforzi della Strategia su clima e biodiversità”.

Le buone pratiche

Tra le buone pratiche per la valorizzazione, tutela e gestione degli ecosistemi acquatici inserite nel report “Ecosistemi acquatici 2024” di Legambiente l’esperienza del Comune di Posada, parte del Parco naturale regionale di Tepilora e della Riserva di Biosfera MaB UNESCO; negli ultimi anni si è contraddistinto per il valore ambientale e la gestione sostenibile, frutto anche della sinergia con Legambiente Sardegna, dal 2009 soggetto gestore del Centro di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità che focalizza le proprie attività sulla ricchezza ecosistemica e la fragilità degli equilibri della zona umida. Sempre in Sardegna l’isolotto artificiale realizzato con i gusci dei mitili nello stagno di Corru Mannu per sostenere l’insediamento e la nidificazione di alcune specie di uccelli e la gestione integrata delle zone umide costiere del Golfo di Oristano. E ancora il censimento degli uccelli acquatici svernanti nel Parco regionale della Maremma dell’International Waterbirds Census (IWC) che ha rilevato 5000 esemplari tra chiurlo, moretta e moretta tabaccata, oche, berte minori. Sempre in Toscana, la rinaturalizzazione del Lago di Massaciuccoli. L’impegno di Legambiente Umbria nella tutela degli ecosistemi acquatici della Valnerina con attività di vigilanza ittica del tratto no-kill del Fiume Nera, di monitoraggio del territorio e della fauna ittica e di controllo qualità delle acque. In Lombardia l’introduzione di sistemi naturali di depurazione del bacino del Lambro- Seveso-Olona.

Gli appuntamenti con Legambiente

Più di 70 quest’anno gli appuntamenti sul territorio organizzati dai circoli e i regionali di Legambiente per promuovere la conoscenza degli ecosistemi acquatici in genere e valorizzare che vanno dal 2 al 17 febbraio. Il 2 febbraio, in Sardegna appuntamento nella Laguna di Santa Gilla (CA) con un convegno e una mostra fotografica e documentale dal titolo “La Laguna di Santa Gilla, paesaggi mobili tra terra e mare”; in Sicilia presso i Cantieri Culturali alla Zisa (PA) con il convegno sulle aggressioni ai fiumi siciliani e le proposte per una maggiore tutela. Sempre il 2 febbraio, in Basilicata, nella sede del Parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese (PZ) con il convegno sul ruolo e sull’importanza degli ecosistemi acquatici per la transizione ecologica nella regione. Il 3 febbraio nel Lazio, l’escursione e birdwatching alla scoperta degli ambienti umidi del Parco Nazionale del Circeo e della loro avifauna e in Umbria a Borgo Cerreto (PG), la visita al Centro ittiogenico con la presentazione del progetto di Legambiente Umbria di Gestione degli Ecosistemi acquatici della Valnerina. Il 4 febbraio in Emilia-Romagna la visita alla foresta allagata di Punte Alberete – Parco Delta del Po (RA) per celebrare le zone umide e conoscere il progetto Life Climax Po, cofinanziato dall’Unione Europea e vede Legambiente come partner, che ha tra gli obiettivi quello di potenziare la resilienza del Delta del Po di fronte ai cambiamenti climatici; e in Calabria l’escursione attorno al Lago di Ariamacina in Sila a cui seguirà, il 5 febbraio,  un convegno presso il Mseo di Zoologia dell’Università della Calabria a Rende (CS) durante il quale sarà presentato il report “Ecosistemi acquatici 2024” di Legambiente.

>> scarica il report Ecosistemi acquatici 2024 (Pdf)

*Le 9 zone umide in attesa di essere riconosciute secondo la Convenzione di Ramsar.
In Sicilia: Paludi Costiere di Capo Feto, Margi Spanò, Margi Nespolilla e Margi Milo, Laghi di Murana, Preola e Gorghi Tondi, Stagno Pantano Leone.
In Toscana: Ex lago e Palude di Bientina, Lago di Sibolla, Padule di Fucecchio, Orti-Bottagone e Padule di Scarlino. In Friuli-Venezia Giulia la Foce dell’Isonzo – Isola della Cona.