Per un lavoro sano, giusto, pulito e duraturo nei cantieri edili del nostro paese

Oggi nelle 5 piazze della mobilitazione nazionale promossa da FILLEA e da FENEAL c’è anche Legambiente.
Siamo al vostro fianco per esprimere la nostra grande, condivisa preoccupazione sui provvedimenti del governo sui bonus edilizi e sul nuovo codice degli appalti.
Ancora una volta siamo insieme. Perché è interesse comune promuovere una nuova stagione di lavoro sano, giusto, pulito e duraturo nei cantieri edili del nostro paese.
In quelli delle ricostruzioni post terremoto e in quelli della rigenerazione urbana, imprescindibile se si vuole davvero concretizzare la transizione ecologica del nostro Paese, senza nuovo consumo di suolo.

Questo paese ha bisogno di regole chiare e strumenti stabili per garantire a tutti l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza antisismica degli edifici.

L’esatto contrario di quello che hanno fatto gli ultimi governi che hanno continuamente messo mano, in modo cervellotico, ai bonus edilizi, rendendoli incomprensibili agli stessi tecnici e operatori del settore.
Fino all’ultimo intervento del governo Meloni sulla cessione del credito e sullo sconto in fattura, che ha reso i bonus edilizi uno strumento a disposizione SOLO di chi se lo può permettere, di chi ha redditi alti e capienza fiscale.
I bonus edilizi costituiscono uno strumento fondamentale per rendere efficienti, sicuri e vivibili gli edifici che andava corretto, non smontato.

Questo paese ha bisogno di controlli adeguati per evitare illegalità e infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, nel paese afflitto dal virus delle mafie da 150 anni.

L’eccessiva semplificazione implica il rischio di un sensibile aumento della corruzione e delle infiltrazioni mafiose, soprattutto nei territori dove più forte è la pressione della criminalità organizzata, come hanno attestato anche importanti rappresentanti di magistratura, forze dell’ordine e Anac.
È per questo che alla nostra adesione alla mobilitazione di Fillea e Feneal ieri si sono aggiunte anche Libera, l’associazione delle associazioni contro le mafie, e Avviso Pubblico, la rete degli enti locali e delle regioni contro mafie e corruzione.
Sono gravi gli errori sui subappalti senza limiti, sulle soglie di affidamento diretto troppo alte, sul dibattito pubblico depotenziato, sulle clausole sociali, previste per garantire lavoro ai giovani e alle donne.
Non può essere la legalità, già seriamente minacciata nel nostro Paese – come dimostrano le inchieste della magistratura, lo scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose, le gravi minacce subite da decine di amministratori locali – a pagare il prezzo di una stagione decisiva e urgente di investimenti nelle opere pubbliche.
La transizione ecologica, per noi, deve essere pulita anche nella fedina penale. E tutto questo è ulteriormente minacciato con il nuovo codice degli appalti.

C’è tanto da fare.

Dobbiamo riqualificare tutto il patrimonio edilizio, pubblico e privato, inefficiente e insicuro, negli 8.100 comuni italiani.
In alcuni territori c’è da abbattere e ricostruire, facendolo in modo più semplificato e controllato rispetto ad oggi.
Dobbiamo aprire i cantieri per realizzare gli impianti, grandi e piccoli, per la produzione di energia da fonti rinnovabili, a partire da fotovoltaico ed eolico, per chiudere tutte le centrali a fonti fossili entro il 2035.
Dobbiamo aprire i cantieri per realizzare gli interventi sulle reti di trasmissione elettrica e sugli accumuli.
Dobbiamo aprire i cantieri per realizzare gli impianti industriali dell’economia circolare per chiudere una volta per tutte la stagione delle discariche e degli inceneritori, che è ancora viva e vegeta, come dimostrano anche le decisioni più recenti del comune di Roma e della Regione siciliana.
Dobbiamo aprire i cantieri per realizzare le opere della mobilità sostenibile – IN città con la mobilità elettrica, e TRA le città con il trasporto ferroviario dei pendolari -, invece di pensare in modo ossessivo a cattedrali nel deserto come il Ponte dello stretto di Messina, che collegherebbe due regioni dove ci si muove NON da Paese civile.
Un’opera pubblica per collegare la Calabria e la Sicilia, dove per raggiungere Ragusa da Trapani, solo per fare un esempio, ci si impiegano 13 ore, cambiando 4 treni regionali.
In questo paese dobbiamo aprire centinaia di migliaia di cantieri per liberare l’Italia dalla dipendenza dall’estero di fonti fossili e di materie prime.
Sono i cantieri della transizione ecologica e digitale per rendere l’Italia un paese più verde, più innovativo e più inclusivo, che noi difendiamo con coerenza sul territorio.
Noi vogliamo che questi cantieri si aprano presto, per garantire un nuovo futuro al mondo del lavoro degli edili.

Lo si deve fare subito.
In quei cantieri ci lavorerete voi e noi saremo lì a fare il tifo per voi.

Continuiamo a lavorare, insieme, a Roma e in tutto il territorio nazionale, perché, per citare un nostro vecchio slogan,

Ambiente è lavoro.

La transizione ecologica è lavoro.

La lotta alla crisi climatica è lavoro.

*intervento del 1 aprile alla mobilitazione nazionale dell’edilizia promossa da FenealUil e Fillea Cgil 



Stefano Ciafani

Stefano Ciafani

Presidente Legambiente

Ingegnere ambientale, è il presidente nazionale di Legambiente dal 2018. Ha iniziato la sua storia in Legambiente nel 1998 grazie al servizio civile. Dal 2006 al 2011 ne è stato il responsabile scientifico, vicepresidente dal 2011 al 2015, direttore generale dal 2015 al 2018.


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