Accellerare il cambiamento: la sfida dell’acqua passa dalle città

Migliorare concretamente la gestione idrica nel nostro Paese e fronteggiare l’allarme siccità: 22 miliardi di metri cubi di acqua all’anno è il potenziale che avrebbero insieme la raccolta delle acque meteoriche in ambiente urbano e il riutilizzo di quelle reflue per l’agricoltura.

In un periodo storico in cui i cambiamenti climatici in atto si stanno facendo sempre più evidenti, accelerando e aumentando in termini di intensità e di impatti sul territorio, la corretta tutela e gestione dell’acqua diventa quanto mai fondamentale per salvaguardare tanto gli ambienti naturali quanto le attività antropiche.

I frequenti periodi siccitosi che stiamo vivendo negli ultimi anni, e con cui dovremo imparare a convivere anche nell’immediato futuro, metteranno sicuramente a rischio la quantità e la qualità d’acqua a disposizione dell’uomo, rendendo necessaria un’accelerazione nel cambiare il modo di gestire questa preziosa risorsa. Accelerare il cambiamento per risolvere la crisi idrica e sanitaria, non a caso, è  lo slogan della Giornata mondiale dell’acqua 2023 (World Water Day)

A livello nazionale l’anno appena passato ha fatto scattare una serie di allerte e stati di emergenza che non è più possibile ignorare: l’inverno 2021-22 è stato dichiarato dalla Società Meteorologica Italiana “tra i più estremi mai registrati in termini di caldo e deficit di precipitazioni”, il deficit pluviometrico complessivo relativo al 2022 è stato del 30%, i casi di danni dovuti alla siccità sul territorio italiano registrati dall’Osservatorio CittàClima  sono passati dai 6 del 2021 ai 28 del 2022 (+367%).

Nel report  Accelerare il cambiamento: la sfida dell’acqua passa dalle città Legambiente fotografa il potenziale che avrebbero insieme la raccolta delle acque meteoriche in ambiente urbano e il riutilizzo di quelle reflue per l’agricoltura: pari a 22 miliardi di metri cubi di acqua all’anno, corrispondenti a circa 3 volte la capacità contenuta nei 374 grandi invasi in esercizio, che ammonta a circa 6,9 miliardi di metri cubi.

Un cambio d’approccio che mette al centro l’ambiente urbano come “laboratorio” in cui migliorare concretamente la gestione idrica nel nostro Paese e fronteggiare l’allarme siccità attraverso il “decalogo urbano”: una serie di azioni e strumenti utili ed efficaci da poter replicare in ogni città, e che potrebbero essere realizzati velocemente e con costi, in alcuni casi, del tutto sostenibili. Come dimostrano le best practices (nazionali e internazionali) raccolte nel dossier: dal trattenere l’acqua piovana in eccesso all’incrementare la permeabilità del tessuto urbano, dall’applicare norme edilizie per risparmiare e recuperare l’acqua all’utilizzare l’innovazione tecnologica per intervenire sulla mitigazione e sull’adattamento. Esperienze e soluzioni innovative, molte basate sulla natura (Nature Based Solutions) che, se replicate, darebbero benefici enormi in termini gestione ottimale della risorsa idrica e di significativa riduzione dei prelievi.

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